Ci sono risultati inaspettati che si ottengono solo affrontando delle sfide, superando i limiti, spingendosi verso luoghi in cui mai avremmo immaginato di poter arrivare.
Così nasce il Passito Selva Dorea di Vigne del Bosco Olmè, da una sfida.
Sì, perché non si dava pace Vittorino quando a fine anni novanta se ne tornava a casa dai concorsi e dalle kermesse enologiche romane a cui partecipava fiero con i vini del Piave.
Ogni volta i vini toscani, piemontesi e i vini veronesi dalle denominazioni prestigiose guardavano i vini del Piave dall’alto in basso come a dire: “Ehi voi, è inutile, non potrete mai competere con noi”.
Ma Vittorino non è certo il tipo che accetta facilmente una sconfitta.
Per lui divenne una sfida: doveva riuscire a produrre con le uve locali e sfruttando al meglio le caratteristiche peculiari del proprio territorio, dei vini speciali, dei vini fuori dal comune che non avessero timore di confrontarsi con i fuoriclasse che le altre aziende concorrenti erano solite presentare alle competizioni. Un grande rosso e un grande bianco: ecco concepito il progetto embrionale del Selva Nerea e del Selva Dorea.

Iniziò allora per lui una nuova fase, caratterizzata da studio, impegno, sacrificio, che portò nel 2003 alla prima produzione di Passito Selva Dorea, ottenuto dall’appassimento in pianta delle uve Malvasia di Candia e Verduzzo Friulano. Il risultato, a dir poco eccezionale, venne favorito dall’ondata di caldo africano che caratterizzò quell’estate: un’esplosione di profumi, una concentrazione di dolcezza e sensualità che conquistò anche i palati più esigenti.
Purtroppo, però, le condizioni climatiche estremamente favorevoli di quell’anno rappresentarono un’eccezione e questo rese difficile poter replicare nel tempo i risultati ottenuti.
Si presentava quindi un’altra sfida, non da poco. Trascorsero diversi anni di duro lavoro, studio e sperimentazione, prima di poter ottenere lo splendido Passito Selva Dorea che tutti conoscete oggi.
Vittorino si rese conto che quattro erano i passaggi imprescindibili per ottenere l’obiettivo che si era posto:

  • Un importante diradamento dei grappoli che abbassò la resa scendendo a 50 quintali per ettaro;
  • La vendemmia tardiva delle due uve, Verduzzo e Malvasia, assecondando i diversi punti di maturazione;
  • Una speciale criomacerazione delle uve ad una temperatura di -20°C per circa 5 giorni;
  • Affinamento sui lieviti di 15 mesi in cemento a 5°C.

Fu nel 2013 che Vittorino riuscì a completare tutti i passaggi, compresa la criomacerazione delle uve congelate, ottenendo un passito di estrema eleganza.
Dall’annata 2019 poi, in vendita ora venne deciso di dare maggior rilevanza alla parte aromatica tipica della Malvasia rispetto alla parte strutturale data del Verduzzo.

Ma come si presenta questo pluripremiato fuoriclasse? Ecco il parere esperto dell’amico Gianantonio Puppin, autorevole sommelier e docente Fisar di lungo corso:
“Il Passito Selva Dorea 2019, di un giallo dorato intenso e luminoso, presenta un quadro olfattivo intenso ed elegante che si apre su aromi floreali di caprifoglio e fiori gialli di campo; di seguito si percepiscono suadenti profumi di agrumi canditi: arancia, mandarino e cedro. Le note fruttate sono costituite da confettura di albicocche, pesche sciroppate, mela cotogna, ananas, frutta tropicale e uva passa. Ampio il panorama aromatico di salvia, rosmarino, zafferano e zenzero, seguito dai sentori dolci di miele di tiglio, caramella d’orzo, confetto, vaniglia, pasticceria, panettone e liquore di agrumi.
Delicate e intriganti sensazioni di resina e di muffa nobile precedono una nota di salmastra mineralità, tipica espressione del territorio ciliense, ricco di caranto.
Al palato si presenta pieno e sensuale, rivela una dolcezza ben bilanciata e sostenuta dalla sapidità, dalla freschezza e dalla delicata presenza tannica del vitigno verduzzo. Lunga persistenza, accompagnata da un finale ammandorlato dai netti ricordi di frutta candita.
Perfetto con la pasticceria secca e i biscotti della tradizione veneziana: bussolai, buranelli, zaleti, magari serviti con crema pasticcera o zabaione.
Si sposa molto bene anche con la “pinza”, le castagnole, i crostoli, le frittelle alla veneta, la focaccia pasquale, la torta alle mandorle, la torta della nonna, la torta mimosa, la crostata di albicocche, la fregolotta e lo strudel di mele.
Davvero superbo con i formaggi erborinati, si presta ad essere assaporato anche da solo, come vino da meditazione.
E stiamo parlando di un vino appena imbottigliato. Serbatene qualche bottiglia nel tempo per seguire quella che sarà di sicuro una meravigliosa evoluzione”.

E come dice oggi Vittorino soddisfatto: ““Le sfide non sono mai semplici, ma sono da considerare come doni, come importanti opportunità di apprendimento. Affrontarle significa crescere e imparare ogni giorno qualcosa di nuovo per potere ottenere alla fine, passo dopo passo, grandi soddisfazioni, come quelle che mi date voi tutti quando venite a trovarmi in cantina e chiedete di raccontarvi la storia del mio Passito Selva Dorea”

Marzia Pagotto, Giannantonio Puppin

La criomacerazione delle uve.

Il Selva Dorea nella fase di affinamento sui lieviti

Il Selva Dorea nella fase di affinamento sui lieviti.